(ASCA) - Venezia, 16 nov - L'alluvione e i danni causati dall'esondazione del Bacchiglione e degli altri fiumi veneti all'inizio di novembre erano prevedibili e l'allarme si poteva dare con anticipo. Lo ha spiegato l'ingegner Luigi D'Alpaos, docente di idrodinamica all'Universita' di Padova, ai consiglieri regionali della commissione Ambiente di palazzo Ferro-Fini, presieduta da Nicola Finco (Lega). La commissione ha voluto infatti confrontarsi con uno dei massimi esperti di idraulica e profondo conoscitore dei fiumi veneti e della laguna, per capire la portata dell'alluvione che ha sconvolto il Veneto centrale l'1 e 2 novembre scorso, le sue cause e i possibili rimedi. D'Alpaos, che si occupa di queste problematiche dal 1967 e ha partecipato ai lavori della commissione De Marchi costituita dopo l'alluvione del 1966 per prevenire simili calamita', ha fatto sintesi dei tanti e ripetuti allarmi lanciati dal suo istituto sulla sicurezza idraulica del territorio veneto. ''I problemi sono noti - ha spiegato il docente - a partire dall'insufficiente portata idraulica di tutti i grandi fiumi veneti, dalla precarieta' della rete idrica minore dei canali e degli scoli e dall'urbanizzazione massiccia e incontrollata del territorio''.
''L'alluvione di due settimane fa - ha chiarito - non e' stata paragonabile per piovosita' e intensita' di precipitazioni con quella piu' grave del 1966, ne' sono stati determinanti lo scioglimento delle nevi e il concomitante vento di scirocco. E' solo il frutto inevitabile di quarant'anni di politiche sbagliate e di una sistematica incomunicabilita' tra universita' e istituzioni territoriali, tra Dipartimento di ingegneria idraulica da un lato e Regione ed enti locali dall'altro''.
fdm/mcc/bra
(Asca)
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